sabato 15 febbraio 2014

10 anni accusata di aver rubato 70 cent, torturata a morte

Una bambina di 10 anni, impiegata come domestica a Lahore (Pakistan centrale), è stata selvaggiamente torturata e picchiata a morte perchè accusata dalla famiglia presso cui lavorava di avere rubato 100 rupie (0,70 centesimi di euro).

La notizia, pubblicata dal Pakistan Daily Times, ha suscitato indignazione e la veemente reazione delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani secondo cui questo «omicidio» è solo «la punta di un iceberg» dello sfruttamento dei minori pachistani.

La piccola, di nome Irum, era la minore di tre figlie di Zubada Bibi, una vedova che aveva pensato di toglierla dalla strada mandandola a servizio tre mesi fa in una casa di «persone per bene» di Lahore, per uno stipendio di 3.000 rupie (poco più di 20 euro) al mese.

La polizia, che ha registrato una denuncia per omicidio dopo la morte della bambina in ospedale, ha confermato che la padrona di casa ha confessato candidamente di averla legata e torturata per due giorni in presenza del marito e del figlio di 16 anni, fino a procurarle la morte, per «darle una lezione» riguardo al presunto furto.

L'autopsia ha confermato che sul cadavere della bimba sono stati rinvenuti ben 23 segni di tortura.
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domenica 9 febbraio 2014

Turchia, 19enne incinta condannata a morte: aveva disonorato la famiglia

Una ragazza turca di 19 anni incinta di otto mesi è stata strangolata e gettata in un pozzo dopo essere stata condannata a morte dal clan. A uccidere la giovane, che viveva in un villaggio del distretto di Viransehir, nell'Anatolia sudorientale, sono stati i due fratelli. L'accusa nei confronti della donna è quella di aver disonorato la famiglia. I due fratelli, con altri quattro membri del clan, sono stati arrestati.

Secondo quanto riporta la stampa locale, la 19enne, di nome Hacer, aveva avuto una relazione con un giovane poi partito per il servizio militare. Solo dopo quattro mesi la ragazza si era accorta di essere incinta ed era fuggita dal villaggio per timore della 'punizione' che avrebbe deciso il clan. Accolta da uno zio a Diyarbakir, la 'capitale' del Kurdistan turco, era stata poi richiamata nel suo villaggio con l'inganno. 

Poco prima della nascita del suo bambino la famiglia le aveva mandato messaggi di riconciliazione, invitandola a tornare: "Sei perdonata", le avevano garantito. Ma non era vero: il clan si era riunito e l'aveva condannata a morire, ignorando la madre che si era opposta alla decisione. I due fratelli della giovane, che erano andati a prenderla a Diyarbakir, per accompagnarla a casa, in realtà l'avevano portata in una zona deserta dove è stata strangolata. I due, insieme ad altri quattro membri del clan, sono stati arrestati

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Varese, 15enne lascia il fidanzato lui la stupra con gli amici e filma tutto

Una vendetta selvaggia. Contro la sua ex fidanzatina di 15 anni che lo aveva lasciato. Attirata in un trappola, stuprata e filmata secondo il racconto della vittima. Lui, un diciassettenne, non si rassegnava alla fine della breve relazione sentimentale con la giovane e avrebbe deciso di fargliela pagare, violentandola insieme a due giovani da poco maggiorenni. Il ragazzo e i due amici sono indagati dalla Procura di Busto Arsizio per violenza sessuale di gruppo. A denunciare l'episodio, i cui contorni sono ancora da chiarire, avvenuto nel parco di un museo a Busto Arsizio, in provincia di Varese, è stata la ragazzina. Sono ora in corso gli accertamenti dei carabinieri, coordinati dal pm di Busto Arsizio Pasquale Addesso, per verificare il racconto della vittima e ricostruire la vicenda.

IL RACCONTO
La studentessa ha anche riferito che il branco avrebbe ripreso lo stupro con un telefono cellulare, forse con l'obiettivo di ricattarla o pubblicare le immagini sui social network. Per questo i carabinieri hanno sequestrato i computer e il materiale informatico dei tre giovani in cerca del filmato che, finora, non è stato rinvenuto. La vicenda è avvenuta alcuni giorni prima di Natale ma è emersa solo ora. La vittima ha raccontato di aver subito gli abusi perché avrebbe deciso di interrompere la relazione con il diciassettenne, fratello di una compagna di classe. Così il giovane, dopo aver cercato inutilmente di riallacciare il rapporto, avrebbe deciso di vendicarsi attirando la ragazzina in una trappola. Secondo la testimonianza della quindicenne il ragazzo si è presentato a un appuntamento serale nel parco del Museo del tessile in via Volta, nel centro di Busto Arsizio, accompagnato da due amici che hanno compiuto da poco i 18 anni.

LE INDAGINI
La ragazzina sarebbe stata aggredita, immobilizzata e violentata a turno dai tre giovani, che avrebbero anche filmato la scena con il telefono cellulare. A quell'ora il parco era deserto, e nessuno si sarebbe accorto di quanto stava accadendo. Dopo alcuni giorni la ragazzina ha deciso di raccontare ai genitori la vicenda, della quale si sta occupando anche il Tribunale per i minorenni, e di sporgere denuncia contro i tre coetanei. Gli investigatori stanno analizzando il materiale informatico sequestrato alla ricerca del filmato dello stupro, forse già cancellato dai telefoni cellulari, che potrebbe essere un elemento chiave per fare chiarezza e accertare le responsabilità degli indagati.
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sabato 25 gennaio 2014

Caserta. Call center delle «squillo»: madre faceva prostituire entrambe le figlie

Quando una delle figlie non era disponibile, la madre provvedeva a rimpiazzarla mandando al lavoro nella casa di appuntamenti l'altra figlia: è quando hanno scoperto i carabinieri di Mondragone (Caserta), guidati dal capitano Lorenzo Iacobone, durante le indagini coordinate dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) che hanno consentito di smantellare un'associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione tra le province di Napoli e Caserta. 

La circostanza si legge dall'ordinanza firmata dal Gip di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) Gabriella Maria Casella. «Un caso desolante e turpe», lo ha definito il procuratore aggiunto Raffaella Capasso nella conferenza stampa tenuta questa mattina negli uffici della Procura. 

La donna (che non è indagata) era pienamente consapevole dell'attività svolta da una delle due figlie, al punto che quando la ragazza era indisposta la rimpiazzava con la sorella. L'organizzazione inoltre era ben strutturata; a gestirla due coniugi di Quarto, Luigi Tramontano di 43 anni e Federica Caiazzo di 25, finiti in carcere mentre gli altri 10 destinatari del provvedimento sono stati condotti ai domiciliari. 

La base operativa del gruppo era la villetta ubicata in una strada chiusa di Carinaro, affittata ad un prezzo di oltre 500 euro, più alto rispetto a quello di mercato, in quanto il proprietario Andrea De Luise (finito ai domiciliari) era consapevole dell'attività remunerativa che vi si svolgeva. 

I carabinieri hanno scoperto che in un giorno l'organizzazione ha guadagnato fino a 5 mila euro (le prestazioni andavano dai 60 ai 250 euro in caso di sesso di gruppo o altri giochi erotici). 

I vicini spesso si lamentavano tanto che il Comune inviò per un controllo il vigile urbano Vincenzo Picone il quale, invece di verbalizzare quanto visto, chiuse entrambi gli occhi ottenendo in cambio prestazioni sessuali. 

Nella villetta, sottoposta a sequestro, c'era anche il call center; a rispondere con voce suadente era una centralinista che indirizzava i clienti a Carinaro o nell'altra abitazione di Pozzuoli.
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Call center delle prostitute, ecco i nomi dei 12 arrestati

MONDRAGONE - I carabinieri della Compagnia di Mondragone, coadiuvati dai militari del Comando Provinciale dei Carabinieri di Caserta, hanno dato esecuzione a 12 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

Sono accusate di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, nonché di concessione in locazione di abitazioni a scopo di esercizio di case di prostituzione. Contestato anche il reato di associazione per delinquere.

Le indagini, svolte dai carabinieri di Mondragone - per circa un anno e mezzo, a partire dall'inverno del 2012 - e coordinate dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, si sono avvalse soprattutto di intercettazione telefoniche e ambientali e hanno riguardato, in particolare, la "gestione", da parte degli indagati, di due abitazioni, a Carinaro e a Pozzuoli, apparentemente "centri di massaggi", in realtà autentiche case di prostituzione di giovani donne, italiane e straniere. Ognuno dei soggetti rivestiva un ruolo ben preciso e aveva una sua "specializzazione".

Ecco tutti i nomi:

1. Luigi Tramontano, 44 anni di Napoli (custodia cautelare in carcere).
2. Federica Caiazzo, 25 anni (custodia cautelare in carcere)
3. Antonio Scotto Di Gregorio, 38 anni di Procida (arresti domiciliari)
4. Paola Visone, 39 anni di Napoli (arresti domiciliari)
5. Pasquale De Vita, 49 anni di Napoli (arresti domiciliari)
6. Andrea Di Luise, 57 anni di Gricignano di Aversa(arresti domiciliari)
7. Rita Amoroso, 32 anni di Napoli (arresti domiciliari)
8. Xiomara Rojas, 42 anni nata a Santo Domingo (arresti domiciliari)
9. Loredana Gargiulo, 39 anni di Torre del Greco(arresti domiciliari)
10. Vincenzo Picone, 51 anni di Carinaro, vigile urbano (arresti domiciliari)
11. Mario Pantano, 39 anni di Napoli (arresti domiciliari)
12. Ferdinando Licciardiello, 25 anni di Napoli (arresti domiciliari)

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Abusi sessuali su una ragazza psicolabile, un ventunenne finisce nei guai

AVELLINO - Lei una trentenne di famiglia benestante, con problemi psichici, lui un ventunenne disoccupato avellinese I due ben presto diventano, vittima e persecutore. La giovane finisce nelle grinfie dell’aguzzino, piombando in un incubo durato dieci mesi. Il ragazzo, seppure molto più giovane della vittima, riesce a farsi consegnare - presentandosi a casa sua e mettendola sotto pressione - somme di denaro, regali, e in molte circostanze si spinge oltre. Secondo l’accusa, infatti, la giovane avrebbe subito anche violenza. Maltrattamenti che si sarebbero consumati sempre e solo in automobile in luoghi isolati. Mete preferite dal giovane, per abusare della trentenne, il Mercatone e il Parco Santo Spirito. Il ventunenne, disoccupato, dopo avere compreso che poteva - dietro pressioni psicologiche sulla ragazza - ottenere anche regali e denaro, ha iniziato a corteggiarla, fino a quando non si è trasformato in aguzzino. Una frequentazione che ha messo in allarme i genitori della trentenne. Infatti quest’ultima trascorreva molte delle sue notti fuori casa.

Violenze e abusi che sono andate avanti fino a quando i genitori non sono riesciti a far confessare tutto alla loro figlia e a denunciare gli episodi alle forze dell’ordine. Circostanze respinte con forza dal ventunenne finito nella vicenda giudiziaria, con la pesante accusa di violenza sessuale.
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venerdì 24 gennaio 2014

Spacciavano a scuola, arrestati 7 studenti Sequestrati oltre due chili e mezzo di marijuana

La Procura della Repubblica presso il Tribunale dei minori di Brescia ha emesso decine di perquisizioni e di provvedimenti cautelari nei confronti di sette studenti, di cui sei minorenni, ritenuti responsabili di un articolato spaccio di hashish e marijuana in una scuola della Valle Camonica e presso altri istituti scolastici del Bresciano. 

IL MALORE DI UNO STUDENTE - L’attività investigativa è iniziata nell’aprile 2013 a seguito del malore accusato da uno studente durante le lezioni proprio dopo l’assunzione di sostanze stupefacenti, ed è stata condotta con la collaborazione dei vertici dell’istituto. Durante le indagini, sono già state arrestate altre 4quattro persone (di cui due minorenni) e sono stati denunciati in stato di libertà altri 13 ragazzi. Sequestrati oltre 2,5 chili di marijuana, quasi mezzo chilo di hashish e diverse dosi di cocaina.
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Messina, Provvidenza Grassi trovata morta in auto: era scomparsa a luglio

È stato trovato ieri a Messina il corpo senza vita di Provvidenza Grassi, una ragazza di 27 anni che risultava scomparsa dalla città dello Stretto dallo scorso luglio. Avevano cercato per mesi Provvidenza, i suoi genitori avevano anche lanciato appelli in televisione, alla trasmissione “Chi l’ha visto?”, e sui giornali. Avevano pensato a una fuga volontaria e inizialmente gli inquirenti avevano sospettato del fidanzato. Provvidenza, la sera del 10 luglio scorso, era andata da lui a Rometta, centro a circa 20 chilometri da Messina. Intorno all’una era salita in macchina per tornare a casa ma da allora di lei nessuno aveva avuto più notizie. Dopo la sua scomparsa il fidanzato era stato arrestato per droga ma in merito al caso della giovane donna gli inquirenti non hanno mai trovato alcuna prova a suo carico.

Poi, nella giornata di ieri, il ritrovamento della sua auto con il cadavere all’interno. La  Fiat 600 bianca della 27enne era sotto il viadotto autostradale di Bordonaro, all’uscita dello svincolo di Gazzi, a Messina. Il corpo della ragazza, ormai in avanzato stato di decomposizione, è stato trovato da una squadra di elettricisti intervenuta per un intervento di manutenzione all’impianto elettrico. Non si sa se la giovane sia stata vittima di un incidente stradale o se qualcuno ha spinto l’automobile dal viadotto. Sul posto sono giunti i carabinieri e la squadra del Ris di Messina per compiere i primi rilievi. Sembrerebbe che la giovane sia morta in seguito a un incidente autonomo ma gli inquirenti al momento non escludono alcuna pista.

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